Network tree 2010-11

2011 > 2014, precariousness

 

Network tree 

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network tree #1, Montevarchi 2011
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network tree #2, Montevarchi 2011
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NetworkTree#3

 


 

 

 

 

 


 


 

 

 

 

 

network tree #3, Montevarchi 2011
lambda print on dibond cm 93×118 edition of 3

 

Network Tree at Milan Image Art Fair 2011

Web600_InvitoMiaFair_GianlucaMaver

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MIA-Milan-Image_G_Maver

 

 

 

 

 

Network Tree at  Casa Masaccio Arte Contemporanea

L'arte della fuga INVITO_WEB

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Network tree with nest at Ginestra Fabbrica della Conoscenza

paesaggio cs4

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Paesaggio montevarchi Maver web600

 

 

 

 

 

 

 

 

 

eng.
When asked what I seek to convey through my work I am almost always lost for a clear, cogent answer. What does come to mind is to say that I am trying to show what I feel when  investigating microcosms, looking for an intense exchange between these tiny universes and my inner nature.
Observing nature in detail I am overwhelmed by a sense of wonder, I am amazed and enchanted. When referred for instance to the series of portraits, I think of the whiteness from which they emerge which is chosen to neutralise the faces, because I seek to distance photography from a mere documentary reproduction of reality.The whiteness forms a space, a backdrop that enables me to neutralise the image, bringing out the very essence of nature and of things, portraying  their intimate, absolute character.
I have more stubbornly sought after all this in my latest work, Network-Tree, Web_2010, as if I had been avoiding even the slightest distraction in pursuing the purpose to which I have been working for some time: the decontextualisation of objectivity so as to allow my feelings to surface more clearly.
The work owes its title to the continual appearance of words like web, network and internet in current usage. I thought that putting technical tools like photography tripods together with natural elements such as branches of willow, cherry-wood or oak would satisfy the desire to visualise a sort of deep relationship between a sense of human action –here I am thinking of the value of culture, in the most diverse ways it has been made manifest – and a sense of nature, meaning the force in which the human is immersed and from which it draws life. This is a nature that I also observe in its extreme fragility, as in a spider’s web for example. I delight in the force of harmony of their spun threads, perfect in the fineness of their weaving and the way they interact with space. Their precariousness, subject as they are to be swept away by the slightest of movement, induces me to further reflection on the ultimate meaning of things and on our own precariousness.

Interview by Anna Maria Amonaci to Gianluca Maver. March 10th 2011

 

ita
Se mi si chiede cosa intendo esprimere col mio lavoro quasi costantemente rimango privo di una risposta netta e argomentabile. Ciò che mi scaturisce alla mente è dire che miro a mostrare il sentimento che provo indagando microcosmi, guardati cercandovi uno scambio intenso tra i piccoli universi e la mia natura interiore.
Osservando la natura nel dettaglio mi sorge un senso di meraviglia di stupore e di incanto. Se riferito alla serie dei ritratti, per esempio, penso al bianco dal quale essi emergono, scelto per neutralizzare i volti, poiché tendo con la mia ricerca di rendere la fotografia distante dalla mera riproduzione documentaria della realtà. Il bianco infatti è quello spazio, o fondale che mi permette di neutralizzare l’immagine cogliendo della natura e delle cose la loro essenzialità, dirne il loro carattere intimo e assoluto. Negli ultimi lavori, vale a dire Network-Tree, Web_2010, tutto ciò è cercato con aumentata caparbietà, come se non avessi voluto neanche una minima distrazione nel proseguire lo scopo a cui, tendo da ormai diverso tempo, ovvero la decontestualizzazione dell’oggettività, per meglio provare a far affiorare i miei sentimenti.
La scelta del titolo è sorta di conseguenza, dovuta al continuo uso delle parole  web, network, internet che se ne fa al presente. Ho pensato che comporre strumenti tecnici come i cavalletti fotografici a elementi della natura quali per esempio rami  di salice, ciliegio o quercia, soddisfaceva la volontà di visualizzare una sorta di rapporto profondo fra il senso del fare umano – in questo penso al valore della cultura, nelle più differenti vie manifestate – e il senso di natura, intesa essa quale forza in cui l’umano è immerso, dalla quale trae vita. Una natura che osservo anche nella sua estrema fragilità, quella di una ragnatela per esempio. Mi incanto, per la potenza dell’armonia delle loro trame, perfette nella sottigliezza delle loro tessiture e per come interagiscono con lo spazio. La loro precarietà essendo così soggetta con un nulla ad essere spazzata via, mi induce a riflessioni ulteriori, direi sul senso ultimo, poi, anche della nostra precarietà.

Intervista del 10 Marzo 2011 a Gianluca Maver curata da Anna Maria Amonaci